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Alzheimer e nuovi modelli di cura
Approfondimenti scientifici

Alzheimer e nuovi modelli di cura

Un’analisi dei nuovi modelli di cura ci pone dinanzi ad una riflessione su quanto informazione e sensibilizzazione siano fattori determinanti per garantire un’adeguata assistenza alla persona con demenza.

Bisogna ricordare che accanto alla degenerazione delle funzioni cognitive, sono spesso presenti disturbi del comportamento che contribuiscono significativamente a rendere complessa la gestione della persona con ricadute negative sul caregiver.

Diventa dunque importante affiancare alle terapie farmacologiche attuali altri tipi di terapie non-farmacologiche, ampiamente sperimentate ed utilizzate in Europa e recentemente in alcune regioni del nostro paese. Queste consistono nell’impiego di tecniche volte a stimolare le capacità cognitive, rallentando così il processo degenerativo, oltre che a gestire in modo funzionale i disturbi del comportamento e a compensare le disabilità causate dalla malattia.

  • ROT (Reality-Orientation Therapy)
  • Stimolazione cognitiva
  • Terapia della reminiscenza
  • Terapia della rimotivazione
  • Terapia di validazione
  • Terapia occupazionale

Nonostante tutta la mole di trattamenti già ampiamente utilizzati è importante trovare sempre nuove terapie in modo da stimolare la persona in modo sempre più complesso e diversificato.

Tra le recenti terapie non farmacologiche più accreditate ci sono:

Metodo Montessori

Secondo il metodo Montessori, la persona assume una posizione centrale nel rispetto dei suoi bisogni e desideri.

Questo lavoro punta sulla persona piuttosto che sulla malattia, su un approccio di intervento che porta a non sostituirsi alla persona, bensì a sostenerla nelle difficoltà: una strategia per farla sentire ancora attiva e in grado di relazionarsi all’ambiente che la accoglie, sia pur con un “corpo” che è più vicino a quello dell’infanzia che a quello di una longeva vecchiaia.

In quest’ottica montessoriana la visione della persona è sistemica, legata al concetto di “retrogenesi”, fatto di libertà, autonomia e scelta, che nel caso di una persona con demenza diviene la possibilità di mantenere il più a lungo possibile tali competenze.

metodo montessori terapie alzheimer

Le attività sono molto semplici e si rifanno alla vita pratica, quotidiana (ad esempio: dividere oggetti tra ruvido e liscio, realizzare sagome per allacciature, in modo tale che l’anziano utilizzandole pensi di cucire, separare semi, sfruttando i diversi loro colori…).

All’interno di questo contesto risulta fondamentale, dunque, la relazione con l’altro: conoscere il suo passato e le sue preferenze potrebbe essere utile per realizzare attività ricche di significato e far leva sulle emozioni, che permette persino di mantenere la capacità di comprendere se un gesto è fatto con amore e franchezza.

Con questa interpretazione, si supera l’azione di sorveglianza del malato da parte dell’operatore, il quale deve ripensare i compiti che la persona svolge non come obiettivi da raggiungere in modo corretto, ma acquisire un approccio basato sulla “persona come persona”, accolta così com’è.

Sand Therapy

Sand therapy terapie alzheimer

La Sand Therapy è una terapia non-farmacologica utilizzata principalmente nella fase avanzata della patologia.

Essendo la sabbia una sostanza particolarmente duttile e plasmabile, grazie al tatto riesce a calmare la persona e a stimolare in modo molto efficace la sua creatività, portando anche ad una maggiore attività a livello psichico.

Manipolare la sabbia e gli oggetti stimola la persona a compiere piccoli movimenti con le mani e ad usare il senso del tatto così da migliorare la coordinazione motoria delle dita e la sua percezione (prassia). Queste attività tendono inoltre ad alzare il tono dell’umore e a ridurre ansia e agitazione, distraendo il soggetto da eventuali pensieri e comportamenti negativi.

Ortoterapia

L’ortoterapia è una terapia non farmacologica che consiste in attività di giardinaggio, orticoltura, cura delle piante, con l’affiancamento/assistenza di operatori esperti, al fine di ottenere risultati riabilitativo-terapeutici.
Questa terapia assume in questi casi un doppio valore: quello di dare una finalità al gesto secondo un compito prestabilito nel tempo, ma anche di rafforzare insieme autostima e identità poiché spesso la consapevolezza dei propri deficit cognitivi favorisce umore depresso.

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Gli obiettivi strategici sono:

  1. Mantenimento delle abilità ancora conservate;
  2. Esercizio della manualità fine;
  3. Progettualità e orientamento spazio-temporale;
  4. Gratificazione e autostima.

I benefici di questa pratica non finiscono qui: si va ad agire sulla “sick building syndrome”, il disturbo da ambiente chiuso, che spesso è presente in coloro che, per motivi di cura, di sicurezza o di instabilità motoria, trascorrono la quotidianità in un luogo con pochi spazi aperti.

Art-therapy

L’Arteterapia è una terapia non farmacologica molto valida nel fronteggiare la demenza.

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Essa permette alle persone con patologie degenerative, di stimolare e risvegliare le loro risorse cognitive residue, le abilità prassiche ma anche gli affetti profondi avvalendosi sia dell’uso di attività artistiche, pittoriche, di disegno, ma anche di attività di manipolazione di materiali plastici o malleabili come ad esempio la creta.
È una tecnica che, grazie al suo linguaggio simbolico e non verbale, rende più accessibili i vissuti e le emozioni delle persone con demenza, che a causa della patologia si esprimono con difficoltà a livello verbale.
In questo modo il soggetto ha l’opportunità di esternare il proprio mondo interiore e dargli una forma, riducendo così anche eventuali sintomi depressivi o di ansia, rinforzando l’autonomia e l’autostima.
L’arte può fare emergere tratti di personalità che altre attività non mettono in luce, compresi talenti mai esplorati nella vita di ciascuno; ciò offre anche l’opportunità ai familiari di arricchire il proprio punto di vista sui loro congiunti, e poter dare a loro volta stimoli e attività diversificate e originali.

 

Musicoterapia

L’effetto che il suono produce sull’essere umano è conosciuto sin dall’antichità. Secondo alcuni studi, la musica attiva importanti circuiti cerebrali, tra i quali quello dello stress, arrivando a influenzare persino il sistema immunitario.
Essa favorisce la socializzazione – si pensi al cantare in gruppo – e il movimento fisico – basti pensare al ballo sollecitato dal ritmo. Inoltre, certe musiche possono toccare profondamente l’interiorità delle persone. L’utilizzo di melodie e canzoni legate alla terra di origine e ad aspetti autobiografici ha un effetto di coinvolgimento e di gratificazione, con relativo rinforzo della memoria, del linguaggio e dell’identità.
Utilizzando anche strumenti musicali, viene favorita anche la coordinazione motoria, la gestualità, la manualità fine.
La musica, da vera terapia, oltre a incidere beneficamente sugli aspetti comportamentali e psicologici, allieva il senso d’apatia e di depressione, sedando gli stati di agitazione.

Doll Therapy

La Doll Therapy (terapia della bambola) è stata efficacemente reimpiegata in ambito terapeutico per contrastare gli effetti della demenza.
Uno dei primi benefici che si possono trarre da questa terapia è una riduzione degli accessi di ira e agitazione, presenti spesso nelle fasi avanzate della malattia.
Infatti, durante queste criticità, concentrare l’attenzione sulla bambola e avere nei suoi confronti degli atteggiamenti di dolcezza e affetto sono fattori che aiutano il soggetto a rilassarsi.
Molti dei sintomi psicologici e comportamentali dei pazienti con demenza possono essere letti come dei modi per soddisfare il loro bisogno di attaccamento. La bambola, in questi casi, potrebbe soddisfare il bisogno di vicinanza, contatto e rassicurazione, riducendo in maniera sensibile i suddetti sintomi.
Le bambole da Doll Therapy possono inoltre riportare alla mente emozioni e sensazioni legate a un momento felice della vita e promuovendo un senso di accudimento innato nell’essere umano, che fa sentire la persona ancora utile, capace e motivata.
Alcuni ricercatori hanno evidenziato un aumento dell’autostima degli utenti, sviluppatosi attraverso attività di cura nei confronti della bambola che, in modo trasversale, ha ricadute positive sulla cura di sé.

Pet Therapy

La Pet Therapy, utilizzata per trattare tale patologia, aiuta a ridurre gli stati d’ansia e risulta anche un toccasana soprattutto per coloro che soffrono di depressione.

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Da sempre compagno nella vita dell’uomo, l’animale domestico assolve funzioni che sono importantissime per la persona, in particolare quando versa in condizioni di fragilità.
La persona con deterioramento cognitivo trova in un animale un amico sicuro, con cui riempire gli spazi molto spesso vuoti della sua vita. Inoltre, se la persona è ancora in grado di occuparsene, l’accudimento di un animale la fa sentire utile e capace, oltre che stimolare l’attività fisica della persona aiutando il suo apparato cardio-circolatorio.

 

Il supporto della Fondazione

Dal momento che ogni caso di demenza è diverso, anche le terapie non farmacologiche possono dare risultati diversi a seconda della persona ed è solo con il tempo che si impara a adattarle al proprio familiare o caro.

È fondamentale, perciò, rivolgersi sempre a professionisti del settore che possono indirizzare la persona verso la terapia più adeguata.

Per maggiori informazioni contattaci:

Viale Marconi 29, 84013 Cava de’ Tirreni (Sa)

(+39) 089 4456144

info@fondazioneadm.org

Bibliografia:

I volti dell’Alzheimer. Nuovi modelli di cura delle demenze. Carocci editore (2021). Bartorelli L.

Sitografia:

https://www.centroalzheimer.org/aiutami-a-fare-da-solo-il-metodo-montessori-applicato-agli-anziani-fragili/

https://www.korian.it/terapie-non-farmacologiche-lalzheimer/

https://spezzalindifferenza.it/alzheimer-curarlo-con-le-terapie-non-farmacologiche

https://www.nurse24.it/specializzazioni/salute-mentale/doll-therapy-aiuto-persone-demenza.html